“Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite,
come pecore senza pastore” (Mt 9,36)... Le pecore sono disperse perché
non c'era un pastore... Così era il mondo intero quando Cristo è venuto
nella sua infinita misericordia “per riunire insieme i figli di Dio che
erano dispersi” (Gv 11,52). E se per un momento sono state lasciate di
nuovo senza guida, quando il buon pastore lottando col nemico ha dato la
vita per le sue pecore – secondo la profezia: “Percuoti il pastore e
sia disperso il gregge” (Zc 13,7) – presto tuttavia è risuscitato dai
morti per vivere per sempre, secondo l'altra profezia: “Chi ha disperso
Israele lo raduna e lo custodisce come fa un pastore con il gregge” (Ger
31,10).
Come dice lui stesso nella parabola che ci propone,
“egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori, cammina
innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce”.
Così, il giorno della risurrezione ha chiamato per nome Maria che
piangeva (Gv 20,16), ed ella si è voltata ed ha riconosciuto dalla voce
colui che non aveva riconosciuto con gli occhi. Ugualmente, ha detto a
Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”, ed ha aggiunto:
“Seguimi” (Gv 21, 15.19). E ancora, lui e l'angelo hanno detto alle
donne: “vi precede in Galilea”; “andate ad annunziare ai miei fratelli
che vadano in Galilea e là mi vedranno” (Mt 28,7.10). Da allora il buon
pastore, che al posto delle pecore è morto perché esse possano vivere
per sempre, le precede ed esse “seguono l'Agnello dovunque va” (Ap
14,4).
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